AOSTA,
CAPITALE DELL’ALPINITÀ D’ITALIA
Sì! È un vanto che possiamo accreditarci e vedremo
perché.
Dopo le celebrazioni del 21 e 22 ottobre del 2023,
per onorare il “Centenario della Sezione Ana di Aosta”, il capoluogo valdostano
potrà vantare tutti i requisiti per assumere il titolo di
CAPITALE
DELL’ALPINITÀ D’ITALIA.
Perché?
Per numerosi motivi che andremo ad elencare.
Anzitutto, non va dimenticato che la Valle d’Aosta
in epoca romana fu sede di due delle tre Legioni formate con gli alpini di
allora (perché reclutati in zone di montagne
e quindi ritenuti adatti al combattimento in ambienti avversi e ostili).
Si tratta della Secunda e della Tertia Julia Alpina. La Prima invece fu
dislocata nella Valle della Dora Riparia. Notare l’uso dell’attributo “alpina”
presente già all’epoca. Le Legioni, in particolare avevano sulle insegne il
colore “verde”, il nostro “colore”.
Gli “Alpini” romani devono quindi essere
considerati antesignani delle Truppe Alpine, originari delle montagne
della regione di arruolamento. Con chi
dovevano combattere? Con altri bellicosi e fieri “Alpini ante litteram”, i
Salassi, che saranno soggiogati solo nel 24 a.C. sotto Augusto, dal Generale Aulo Terenzio Varrone Murena. Un anno dopo,
nel 25 a.C., verrà fondata Augusta Praetoria, una colonia romana (l’odierna
Aosta), celebrata con un monumentale arco, dedicato ad Augusto, che si trova ad
est della città. Una lapide posta a ovest dell’Arco testimonia la dignità di
montanari dei Salassi che difendevano i loro villaggi e i loro territori.
Ecco, quindi, i veri progenitori dell’Alpino
(nella prima parte del libro il lettore trova ampie notizie sulle origini delle
Penne Nere). Da allora Aosta diventerà una splendente stella nel firmamento
della Storia patria.
Da quel
momento, il fiero popolo dei Salassi, perfettamente integrato con la civiltà
romana, continuerà a difendere il suo ambiente, le sue valli con le montagne
più belle e più alte delle Alpi, dalle invasioni barbariche. Dopo la caduta
dell’Impero Romano, Aosta e la sua regione rimasero lontane dai grandi eventi
della storia. Solo dopo il 1500 si ritorna a parlare di milizie locali. Carlo
III, Duca di Savoia, che aveva negoziato lo stato di neutralità nella contesa
tra Francesco I di Francia e la Spagna, aveva concordato con i francesi di
predisporre una milizia di 4.000 uomini per sbarrare gli accessi del fondo
valle agli spagnoli alleati con i tedeschi e i piemontesi. Si trattò di un
autentico movimento popolare per esaltare lo spirito d’indipendenza dei
valdostani e il loro fiero orgoglio di montanari. Un elevato spirito di
“alpinità”, diremmo noi oggi. Poi la Milizia venne ristrutturata e divisa in 12
compagnie, riunite in 3 battaglioni, con sedi a Verrès, Aosta e Morgex. Si
trattava di 12.000 soldati (Aosta allora contava alcune migliaia di abitanti e
tutta la Valle, probabilmente, non più di 80.000), pronti ad accorrere al primo
rintocco di campana. I soldati dovevano essere muniti di “grappes et autre
choses necessaires pour pouvoir aller par le montagnes en temps de grosses
glaces e de neiges”.
E che dire dei “marroniers” dell’alta Valle del
Gran San Bernardo, giovani reclutati per accompagnare i viaggiatori oltre il
colle, riuniti in squadre, alle dipendenze di un sergente che doveva registrare
in un ruolino tutti i servizi dei sottoposti. Quelli che poi diventeranno i
“Soldats de la Neige”, dalle prime nevicate, non potevano assentarsi e dovevano
restare sempre all’erta. Erano considerati una forza paramilitare e con
l’istituzione della leva saranno esonerati. Il privilegio sarà abolito dal
1927. I “Soldats de la neige” indossavano già una mantellina grigio verde.
L’ultimo “Soldats”, Ernesto Magnanini, è “andato avanti” alcuni anni fa, a 86
anni. Con lui si è chiusa definitivamente una splendida storia di alpinità,
durata 510 anni. Una storia che affonda le sue origini con la fine dell’anno
mille, quando ha inizio il pellegrinaggio sulla “Via Francigena” per i
religiosi che dal nord Europa volevano raggiungere Roma. Gli abitanti di Étroubles,
Saint-Oyen e Saint-Rhémy-en-Bosses si prodigavano per aiutare i viandanti
nell’attraversamento del colle e per affrontare la montagna.
Poi, dal 1774, nasce il mito di “Aosta” con la
costituzione del 5° Rgt. di Fanteria Aosta, che verrà perpetuato dal 6° Rgt. F.
Aosta, e poi, ancora, dalla Brigata di F. Aosta (quella che parteciperà alla
Guerra di Crimea, nel 1855-’56, e che darà origine ad un grido che oggi risuona
durante le Adunate dell’ANA: Ch’a cousta l’on ch’a cousta, viva i vej, viva
l’Aousta).
Con la fondazione delle Truppe Alpine saranno
costituiti il Btg. Valle d’Aosta e poi il Btg. Aosta. E ancora il Gruppo Art.
Aosta, il 6° Gruppo Lancieri di Aosta. i Carabinieri Gruppo di Aosta, i
Finanzieri Gruppo di Aosta, una Divisione Aosta, il Btg. Log. Aosta, un Rgpt.
Aosta, il Btg. Addestramento Aosta, la 1ª e 2ª Divisione Partigiani Aosta e,
persino, in Marina, l’Incrociatore Duca d’Aosta, e, in Aeronautica, il 4°
Stormo Caccia Intercettatori Amedeo di Aosta.
Un biglietto da visita per il capoluogo valdostano
speciale.
Nel 1886, in occasione dell’inaugurazione del
collegamento ferroviario di Aosta con Ivrea, il manifesto pubblicitario della
Rete Mediterranea indicava la Valle d’Aosta come “La Valle più bella delle
Valli Italiane”. Una promozione del territorio di tutto rispetto.
Aosta e la sua Valle riceveranno nel 1873 due
delle prime 15 Compagnie Alpine: l’8ª ad Aosta e la 9ª a Bard (inizialmente).
Poi, un altro monumento che esalta il valore dei Valdostani e quindi la loro
Alpinità. Si tratta di un’epigrafe, probabilmente unica in Italia, che si trova
sulla parete sud della caserma Challant, l’odierno Museo Archeologico, in
piazza Roncas. Cita gli “Invitti figli (i Valdostani) delle
balze alpine” … e l’invita “… verso l’Itala vittoria”.
Non è un monumento che celebra la vittoria di Vittorio Veneto (24 ottobre - 4
novembre 1915) contro gli Austro-Ungarici, ma è una premonizione, perché la
data dell’orologio solare riporta l’anno 1917, un anno prima della fine del
conflitto.
Ma se torniamo indietro di alcuni anni, scopriamo
che nel 1897 il Duca degli Abruzzi (di
soli 26 anni) conquistò la vetta del Sant’Elia, una montagna di ghiaccio, di
oltre 5.000 metri, in Alaska, nel Nord America, con le Guide Valdostane. Poi il
Duca partì nel 1899 per raggiungere il Polo Nord, fino ad allora mai toccato da
piede umano. La sua spedizione arrivò a 380 km dal punto geografico più a
settentrione della Terra. E con chi? Sempre con le fedeli Guide Alpine
Valdostane. Ancora il Duca nel 1906 conquistò il Rwuenzori, la seconda montagna
più alta del continente africano, da dove nasce il Nilo. Anche in quella
occasione il Principe di Casa Savoia era accompagnato dalle Guide Alpine della
Valle d’Aosta. E arriviamo al 1909 quando
Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi, tentò la conquista del K2,
la seconda montagna del pianeta. La spedizione raggiunse la quota di 6.666
metri del K2 (che sarà conquistato solo nel 1954), il punto più alto mai
toccato dall’uomo fino ad allora. Ma, non soddisfatto, con le Guide Valdostane
fu raggiunta la quota di 7.498 metri del Bride Peak. Un record assoluto, che
resisterà lungo. La spedizione vantava le Guide ancora una volta delle Valle
d’Aosta. E se saltiamo al 1928, gli Alpini del Btg. “Aosta”, molti Valdostani,
guidati dal Cap. degli Alpini Gennaro Sora, andranno alla ricerca della famosa
Tenda Rossa, dopo la tragedia del dirigibile “Italia” che aveva raggiunto il
Polo Nord e che poi era precipitato sul pack. Il lettore curioso potrà navigare
in rete e soddisfare la sua sete di
sapere.
Poi nel 1934 arriverà ad Aosta il 4° Rgt. Alpini e
nel 1934 sarà inaugurata ad Aosta la Scuola Militare Centrale di Alpinismo (il
Decreto Istitutivo era stato firmato il 22 dicembre del 1933 a Napoli da
Vittorio Emanuele III). Due motivi di orgoglio per tutti i Valdostani. A questo
punto è opportuno citare le parole di Angelo Manaresi, Presidente
dell’Associazione Nazionale Alpini, dal 1928 al 1943, che non potendo
presenziare all’inaugurazione della Scuola Centrale Militare di Alpinismo,
inviò un telegramma augurale al Generale Agostino Bes, Ispettore delle Truppe
Alpine. Inoltre, in un suo editoriale su “L’Alpino” del 15 febbraio del 1934,
Manaresi apprezzava la scelta di aver fondato la Scuola Militare ad Aosta
perché «… innanzitutto,
non si tratta di una scuola elementare, ma di una vera e propria
Università della Montagna...». E sempre nel 1934,
Manaresi, nell’editoriale su “L’Alpino” del 2 aprile, considerava la Valle
d’Aosta «… la Valle più alpinistica d’Italia… forse d’Europa… dominata dal Paradiso, dal Bianco, dal
Cervino e dal Rosa , un’assise di grandi signori che non ha l’eguale nel
mondo...».
A questo punto non
dobbiamo dimenticare il contributo delle Guide Alpine Valdostane per la
conquista del Bianco, del Cervino e di tante vette delle nostre Alpi e
l’apertura di vie spettacolari.
Non possiamo ignorare la conquista del K2 nel
1954. Molti dei partecipanti erano Alpini Valdostani. E le spedizioni di
Monzino al Polo Nord (1971) e nel 1973 per la salita sull’Everest, con
Ufficiali e Sottufficiali della Smalp. Nel 1986, in Valle d’Aosta, si celebra
il bicentenario della salita sul Monte Bianco. Ospite di riguardo il Papa
Giovanni Paolo II, oggi Santo. Gli Alpini della Scuola Militare Alpina
allestiscono la Via Ferrata sul Monte Chetif, che sovrasta Courmayeur, e
predispongono due piattaforme di cemento per l’altare e per la pista di
atterraggio dell’elicottero che avrebbe trasportato il Papa per l’Angelus. Le
operazioni degli Alpini furono coordinate anche dalle Guide Alpine del Monte
Bianco. Nel 2001 e nel 2003 da Aosta partirono due spedizione celebrative per
raggiungere il Polo Nord, prima, e il Polo Sud, successivamente. Fu portata ai
Poli una Croce Astile (alta due metri) che il Papa Giovanni Paolo II aveva
benedetto e affidato alla spedizione per issarla “… agli estremi confini
della Terra…”. Un esemplare delle Croci oggi si trova a San Pietroburgo e
una Punta Arenas. Altri due esemplari sono custoditi nel Museo delle Guide,
Duca degli Abruzzi, a Courmayeur, e l’altra nella cappella di Cheney a
Valtournenche. Della spedizione facevano parte un Ufficiale in congedo della
Smalp e una Guida Alpina del Monte Cervino. L’ufficiale aveva esibito con
orgoglio il suo Cappello d’Alpino ai due Poli, dove, tra l’altro, furono
celebrate due Sante Messe. Inoltre aveva portato alcune pregevoli bottiglie di
vino valdostano per celebrare gli eventi. Due di quelle bottiglie oggi
riposano, dopo essere state ai Poli, nella Cave di Morgex et de La Salle. Si
tratta di due uniche bottiglie al mondo che sono state portate ai Poli della
Terra. Nel 2003 un esemplare della Croce fu portata sul Monte Bianco di
Courmayeur, dove venne celebrata una Santa Messa. Anche allora c’erano Guide
Alpine Valdostane e Ufficiali del Centro Addestramento Alpino. A ricordo di
quella spedizione sul Mont Chetif furono apposte targhe commemorative sulla
Cappella della Madonna Regina della Pace e fu concelebrata una Messa dal
Vescovo di Aosta con i Parroci della Valdigne. Nel 2003, sui Monti di Patriots
Hills, a mille chilometri dal Polo Sud, fu asceso un monte senza nome che fu
dedicato al Papa di Roma. Oggi sulle carte topografiche internazionali c’è una
puntino in Antartide intitolato “Mons Joannis Pauli Secundi”. Più avanti, nel
2006, partì da Aosta un’altra spedizione celebrativa: la conquista da parte del
Duca degli Abruzzi del Rwenzori (5.109 metri, la terza vetta più alta del
continente dopo il Kilimangiaro – 5.985 m. - e il Kenia – 5.188 m. -) con le
guide del Monte Bianco. La spedizione culminò con l’ascensione alla Punta
Margherita. Facevano parte della spedizione due Ufficiali della Scuola Militare
Alpina di Aosta e il nipote (anch’egli Guida del Monte Bianco) di Giuseppe
Petigax, il capo delle Guide che accompagnò il Duca sulle montagne conquistate
di tutti i Continenti del mondo. Dobbiamo anche sottolineare le numerose
spedizioni della Scuola Militare di Aosta in tutto il Mondo e persino in
Antartide, con la salita sul Monte Vinson (dove si registrano temperature più
basse di 50°). Dobbiamo anche ricordare che la Scuola inviò, e invia, Ufficiali
e Sottufficiali ogni anno, da oltre trenta anni, in Antartide con l’Enea per
favorire la protezione del Continente Bianco, oltre che effettuare ricerche, un
Continente che non ha nazionalismi ed è un patrimonio dell’Umanità.
E, con molte certezze, dimentichiamo altri
requisiti per sostenere il nostro progetto. Aosta merita, quindi, il titolo di
Capitale dell’Alpinità d’Italia, anche perché avrà, dal 2023, un museo a Cielo
Aperto con quattro statue enormi, realizzate da Scultori valdostani, che
saranno collocate nei “Giardini Pubblici”, nei pressi della Stazione
Ferroviaria, per ricordare il “Centenario
della Sezione Ana di Aosta”. Sarà un Museo unico nel panorama nazionale. Ma
non dimenticare che Aosta vanta una delle prime caserme degli Alpini, la
Caserma Beltricco, del 1887. Ad Aosta si trova anche la Caserma Challant (Un
convento di Suore trasformato in Caserma da Napoleone durante la sua seconda
Campagna d’Italia), oggi Museo Archeologico, che ha ospitato i primi alpini
dell’8ª Compagnia,. Nel 1873, e della Scuola Centrale Militare di Alpinismo,
nel 1934. Poi nel 1935 ad Aosta è stato inaugurato il complesso di Caserme
Testa Fochi, che oggi è trasformato in un’Università. Non ci si riuniranno più
nel cortile Alpini con la Penna, ma vi troveremo ragazze e ragazzi che con la
“penna” si cimenteranno per favorire il rispetto delle Istituzioni Democratiche
del nostro Paese, il “Bel Paese”, conosciuto e amato in tutto il mondo. In
città, ad Aosta, ricordiamolo, ci sono 28 manufatti per celebrare i fatti
d’arme, tra monumenti, cippi, targhe e lapidi. In città si possono anche
percorrere oltre 20 tra piazze e strade “per non dimenticare”. Inoltre, intorno
al complesso Caserma Testa Fochi, la città vanta un “Quadrilatero dell’Onore”:
a sud la Caserma Giordana; ad est la Caserma Zerboglio (oggi abbattuta; al suo
posto è stato costruito l’edificio dell’Università. Nella Zerboglio, per oltre
venti anni, la Sezione di Aosta ha avuto la sua sede), delimitata da Via Monte
Solarolo; a nord la storica Caserma della Beltricco e la Via Monte Pasubio; ad
ovest la Caserma Urli (oggi abbattuta) e la Via Monte Vodice. Eroi della Prima
Guerra Mondiale decorati di M.O. al V.M. e nomi di Monti che hanno esaltato il
valore degli Alpini del glorioso Battaglione Aosta, unico reparto a livello
battaglione che durante la Grande Guerra meritò una Medaglia d’Oro al Valor
Militare.
Ecco
perché gli abitanti della più piccola Regione d’Italia devono essere orgogliosi
di essere Valdostani.
Ed ecco
svelato perché Aosta merita il titolo di
“Capitale
dell’Alpinità d’Italia”.
Antonio Vizzi
IL 21 E 22 OTTOBRE 2023 SFILERA' IL VESSILLO DEGLI ALPINI DEDICATO AD ETTORE RAMIRES
In occasione del 25° Raduno del 1° Raggruppamento Piemonte, Valle d'Aosta , Francia - che avrà luogo ad Aosta nelle giornate di 21 E 22 OTTOBRE prossimi - la Sezione Valdostana dell'A.N.A. presenterà il nuovo Vessillo sul quale verrà scritto il nome dell'Eroe Valdostano, Ettore Ramires. Lo ha stabilito l'ultimo Consiglio Direttivo , riunito nei giorni scorsi nella Sede di Villa Brezzi . Il Presidente Carlo Bionaz : " Per la verità sul nostro Vessillo sono appuntate ben quattro medaglie d'Oro al Valor Militare ma, solo una di queste, ci ricorda un soldato valdostano morto durante la Seconda Guerra Mondiale ed è quella di Ettore Ramires. Un giovane aostano che nel 1943 fu inviato in Montenegro dove, dopo l'armistizio, partecipò come Partigiano alla Guerra di liberazione in territorio yugoslavo come alpino del 4° Reggimento di compagnia del Battaglione Mameli, della Brigata d'Assalto Italia. Il 3 dicembre 1944 fu ferito gravemente ma continuò a guidare i suoi soldati contro il nemico con grande coraggio finchè non fu colpito al petto da una raffica. Morì in ospedale il giorno successivo. "
" In considerazione del fatto che celebreremo in quei giorni il nostro CENTENARIO DI FONDAZIONE abbiamo deciso di onorare la memoria di questo Eroe Valdostano dedicandogli il nostro Vessillo sul quale verrà scritto il suo nome ."
" Confermo come questa grande manifestazione , che richiamerà nella nostra Regione più di quindicimila alpini , si svolgerà nelle giornate di sabato 21 e domenica 22 ottobre prossimi ".
GLI ALPINI SULLE PRIME PAGINE DELLA DOMENICA DEL CORRIERE
Oltre un secolo fa i giornali non erano ancora un prodotto alla portata di tutti , gli analfabeti in Italia abbondavano e la scuola dell'obbligo durava solo tre anni. Ma anche la radio era agli albori e si sarebbe dovuto attendere ancora parecchio tempo , almeno fino agli Anni Venti, perché diventasse un mezzo di comunicazione per tutti. Di televisione, neanche a parlarne ovviamente. Per informarsi c'erano i giornali, oppure la parrocchia o il circolo del dopolavoro!
Fu così che la Domenica del Corriere capì come fosse necessario raccogliere un pubblico il più ampio possibile puntando sulle immagini che, per essere comprese, non avevano proprio bisogno di un capitale culturale. Uno degli ingredienti di successo furono sicuramente le copertine: disegni stupendi, realizzati da due grandi artisti: Achille Beltrame e Walter Molino.
Nell'ambito delle celebrazioni per il Centenario di fondazione della Sezione Valdostana giovedì 5 ottobre, alle 18.00, nella Sala dell'Hotel des Etats - accanto al Municipio di Aosta - verrà inaugurata una Mostra di queste splendide testimonianze che ripercorrono il periodo che va dal 1875 al 1964.Il Presidente dell'Ana, Carlo Bionaz: " Sono sostanzialmente le illustrazioni di episodi di cronaca che ritraggono gli Alpini impegnati in Valle d'Aosta , come per esempio la salita in vetta al Monte Bianco nel 1935 da parte degli allievi della scuola Centrale Militare di Alpinismo, oppure della ripetizione della salita sul Cervino dal Capitano Costanzo Picco nel centenario della prima ascensione alla Gran Becca e tante altre. Queste tavole fanno parte della collezione che il Generale Antonio Vizzi ha voluto donare alla Sezione. Abbiamo apprezzato molto questo gesto e abbiamo deciso di metterlo a disposizione di tutta la popolazione creando questa Mostra che, vista l'originalità delle opere, pensiamo possa incontrare il favore anche degli ospiti e delle migliaia di alpini che verranno ad Aosta in occasione delle celebrazioni del 21 e 22 ottobre prossimi ." Riassumere i fatti di cronaca in un solo disegno, in un'immagine era prerogativa di soli artisti , com'erano Beltrame e Molino, due talenti capaci di trasformare la realtà in poesia, rispettandola. Poter ammirare una parte della loro storia sarà un grande privilegio. Il Generale Antonio Vizzi, alpino iscritto al Gruppo Aosta, è scrittore, artista, custode di rara sensibilità di quel patrimonio del passato che coltiva nel rispetto della memoria . " Le tavole disponibili sono circa una sessantina tratte dall'Archivio Centro Documentale dell'R.C.S. Editori Spa di Milano che mi sono state donate nel 2002 in forma anastatica per il libro " Alpini, ieri, oggi, domani, sempre ."
Queste tavole, dopo la Mostra, saranno a disposizione dei 71 Gruppi della Sezione per essere esposte in altri Comuni della Regione .
Carlo Gobbo
Comunicato per ANA Valle d'Aosta
IL CAMMINO DELLE MANIFESTAZIONI
VERSO IL CENTENARIO