Emergenza
Frana Mont dela Saxe: un
intervento particolare
Il mondo del
volontariato nelle parole di Lanivi e Cappelletti.
L’esperienza, recentemente conclusasi, della Frana
di Mont de la Saxe ha portato nuovamente alla ribalta
un mondo di volontariato da sempre presente nella Valle d’Aosta.
Lo riassumono il Presidente del Consiglio del
Personale Volontario del Corpo Valdostano dei Vigili del fuoco, Valerio Cappelletti e il Presidente del
Coordinamento Regionale Associazioni di Volontariato di Protezione Civile, Maurizio Lanivi.
“L’intervento
per l’emergenza legata alla frana del Mont de La Saxe
è stato certamente molto particolare. Si è trattato di un intervento di
prevenzione e non post emergenza come di solito avviene ed ha coinvolto grandi
numeri di volontari con tempi di attivazione a volte molto brevi. La prima
attivazione del volontariato è avvenuta il 4 aprile a seguito del tavolo
tecnico della protezione civile convocato per le 9: alle 14 i primi volontari
montavano in servizio di vigilanza presso Villa Cameron di fronte alla frana.
Altra attivazione d’urgenza per i volontari è stata in occasione
dell’evacuazione delle frazioni La Palud e Entreves l’11 aprile allarme scattato alle 9 e alle 10.30 a
Courmayeur si trovavano 40 volontari a supporto della popolazione. Da allora
fino al 30 aprile il numero di volontari contemporaneamente operativi è stato
variabile giorno per giorno da 4 ad oltre 20 in base ad un sistema dinamico
legato alle esigenze espresse dal sistema ed in particolar modo alle presenze
di turisti nelle attività ricettive locali o alle previsioni di traffico
intenso – spiegano Valerio
Cappelletti e Maurizio Lanivi - Si è trattato di una esperienza
importantissima anche sul piano delle tecnologie messe in campo: telecamere che
monitoravano in continuo sia il fenomeno franoso sia le vie evacuate, radio con
GPS a tutela della sicurezza degli operatori e il drone
che volava sulla frana”.
“Come detto
numeri importanti messi in campo dai Volontari della Protezione Civile, 180 i
convenzionati con la regione, e dei Vigili del Fuoco, circa 1500 in regione:
286 persone per un totale di 693 turni. – proseguono - “Unica “macchia” dell’intervento un articolo che definiva i volontari
come persone “pagate in qualità di esterni”.
“Occorre
chiarire bene che i volontari non sono pagati, né dentro, né fuori il sistema.
L’attuale normativa consente l’applicazione di benefici di Legge, i cosiddetti
“precetti”, per i volontari operanti nel sistema della protezione civile,
secondo l’art. 9 del DPR 194/2001, che prevedono il rimborso delle giornate al
datore di lavoro che è obbligato a consentire l’intervento al personale. Si
tratta di una possibilità concessa solo in alcuni casi ben specifici e non per
tutte le attività che essi svolgono durante l’anno. Ma soprattutto non si
tratta di uno standard applicato tout cour a tutto il
personale, ma una possibilità per i volontari che ne hanno necessità. –
illustrano Lanivi e Cappelletti - Nel caso specifico stiamo parlando di 32 persone su 286 intervenute e
soprattutto di soli 58 turni su 693 e quindi di una percentuale bassissima. Va,
altresì, specificato che nessun libero professionista ha usufruito di tale
beneficio di Legge durante l’intera emergenza. L’art. 9 è una agevolazione
molto importante, certamente del quale non abusare e da utilizzare con
parsimonia, ricordiamo 58 turni su 693, ma fondamentale per garantire
interventi lunghi e con grandi numeri, da valutare non solo sul piano economico
ma soprattutto sul piano operativo. Infatti lo strumento normativo prevede che
i datori di lavoro debbano obbligatoriamente consentire l’intervento ai
volontari eventualmente attivati. E questo è importante soprattutto per le
attività che non si possono pianificare, come il giorno dell’evacuazione, ed in
orario lavorativo”.
“Altro aspetto
che è giusto ricordare è che le spese sostenute per il gasolio dei mezzi e i
pasti del personale sono state tutte anticipate dalle 8 associazioni di
volontariato e dai 42 distaccamenti di Vigili del Fuoco Volontari che hanno
operato sul posto, e che otterranno solo tra alcuni mesi, previa verifica della
struttura regionale, il rimborso direttamente dal Dipartimento Nazionale della
Protezione Civile e, pertanto, senza costi per l’Amministrazione Regionale.
Occorre notare che alcuni volontari hanno scelto di sostenerle personalmente e,
pertanto, non hanno chiesto alcun rimborso”.
“Questo
dimostra ancora una volta che lo spirito che anima e rende onore alla
stragrande maggioranza dei volontari intervenuti sia stato essenzialmente la
solidarietà umana e l’aiuto gratuito, tradizionalmente propri della popolazione
valdostana. – concludono - Al di là
di queste precisazioni si è trattato certamente di una esperienza molto
positiva sia per il rapporto con la popolazione che per il proseguo della
collaborazione tra Volontari della Protezione Civile e dei Vigili del Fuoco e
in più in generale ed un momento importante di formazione per il volontariato ad affrontare una grande
calamità all’interno del sistema regionale di Protezione Civile”.
Stefano Meroni
Foto 1 e 2:
Alcuni dei volontari impegnati nell’emergenza della Frana di Mont de la Saxe.